Il Salento è indissolubilmente legato al fenomeno del tarantismo, studiato da intellettuali e musicologi provenienti da tutto il mondo. Le prime testimonianze storiche del tarantismo e dell’esorcismo musicale vero e proprio compaiono intorno al 1300 in trattati medici dove si attribuiva ad un tipo di musica l’antidoto al veleno della tarantola. Nel 1700 il tarantismo viene associato ad una malattia, considerando disturbi mentali gli stati di trance dei tarantolati.
La più accurata analisi sul tarantismo è attribuita all’equipe dell’antropologo e storico delle religioni Ernesto De Martino, che per prima osservò il fenomeno sul campo. Grazie a questi studi il tarantismo venne definito un esorcismo musicale coreutico-cromatico.
Coinvolgeva soprattutto donne adolescenti o adulte con problemi d’amore, morsicate dal ragno immaginario durante il periodo della mietitura. Il veleno iniettato dall’animale era il veicolo della possessione, si rigenerava di anno in anno, per questo gli etnologi parlano di adorcismo, attraverso il quale si scende a patti con l’entità, che non abbandona per sempre il corpo, ma si ripresenta periodicamente.